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Il mondo sull'orlo del baratro

  • Immagine del redattore: Independent People
    Independent People
  • 17 mar 2022
  • Tempo di lettura: 6 min

Ucraina - Foto di Sergei Supinsky; Copyright: AFP

Il periodo storico che stiamo vivendo lascerà un segno indelebile in tutti noi, ma soprattutto lascerà un vuoto profondo al centro del nostro continente. Uno Stato devastato, derubato della sua identità. La sua gente costretta a fuggire, abbandonando tutto ciò che aveva costruito nel corso della propria vita. Bambini privati della propria infanzia, donne private dei propri figli, dei propri mariti, dei propri padri, uomini privati della propria libertà in nome di una guerra irrazionale e assurda.


Nonostante l'origine delle ostilità fra Russia e Ucraina sia da ricercare indietro nel tempo, pare assurdo che nel 2022 si debba ancora ricorrere alla guerra e alla violenza per rivendicare una supremazia politica e territoriale, che si debba sacrificare la vita di civili innocenti per ottenere di trattare da una posizione di maggiore forza.


Vladimir Putin afferma che la Russia vanta un diritto storico sull'Ucraina fin da quando la stessa ha ottenuto l'indipendenza in seguito alla caduta dell'Unione Sovietica nel 1991, sancita dall'Accordo di Belaveža, e non ha mai nascosto il suo interesse per quel territorio.


"Chiunque tenti di creare ostacoli e interferire, sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo pronti a tutto"


Queste sono state le parole del Presidente russo a seguito dell'attacco all'Ucraina da parte del suo esercito all'alba del 24 febbraio 2022. Un attacco senza precedenti nell'era moderna. Le ragioni dichiarate per giustificare tale gesto sono state la volontà di proteggere il Donbass e la necessità di demilitarizzare e denazificare l'Ucraina. Probabilmente ci sono stati mesi, se non anni, di programmazione e progettazione delle strategie di invasione e di conquista, e Putin ha soltanto atteso di avere un "pretesto" per porle in essere.


Non ha lasciato che passasse molto tempo da quando alcuni oligarchi russi, tra i quali anche il suo caro amico Viktor Medvedchuck, sono stati accusati di tradimento e lo stesso Medvedchuck arrestato dal governo del Presidente Zelensky in quanto rappresentante della frazione filorussa del Donbass. Dal punto di vista di Putin questo gesto vale come una sfida alla sua potenza, tuttavia analizzato dal punto di vista opposto rispecchia la volontà di Zelensky di tentare un avvicinamento alla Nato, della quale vorrebbe fare parte, volontà più volte manifestata dal governo di Kyiv già dal lontano 2008. Questa volontà altro non ha fatto che indispettire sempre più il Presidente russo, fino ad arrivare a questa assurda guerra, che non cesserà se non in seguito alla garanzia della neutralità dell’Ucraina e dell’indipendenza della Crimea e del Donbass. Ma cosa significa neutralità?


Se l’Ucraina entrerà a far parte della Nato, non vi sarà più alcun territorio che separerà la Russia dai Paesi del Patto Atlantico, fungendo da cuscinetto, e Putin si vedrebbe “minacciato” da vicino: il suo timore è che la Nato possa posizionare basi militari a pochi chilometri dai confini ed è deciso a scongiurare questo pericolo con ogni mezzo. Proprio per questo motivo vorrebbe che l’Ucraina seguisse il modello austriaco, nel quale la neutralità è sancita dalla costituzione, in modo tale da garantire la sicurezza della Russia una volta per tutte.


Mentre sulle città ucraine piovono missili dal cielo, mentre le persone rimangono uccise sotto le bombe, i politici siedono ad un tavolo per cercare di trovare un accordo, un accordo che appare molto lontano e complesso da raggiungere: Mosca non ammette altre condizioni se non quelle già espresse, ma accettare senza neanche trattare significherebbe per l’Ucraina arrendersi totalmente e dare a Putin un potere troppo grande per essere racchiuso in una singola Nazione e in un solo uomo.


Nel frattempo gli attacchi si fanno sempre più forti. Sono sempre più numerose le città che si trovano sotto assedio. La stessa Kyiv è oramai circondata da tutti i fronti dalle truppe russe, che avanzano con carri e armi per conquistarla, e ha subito pesanti bombardamenti in varie zone del centro. Alcune fonti hanno rivelato che se non si riuscirà a fermare questa avanzata, la città potrà resistere ancora per poco, a causa dello scarseggiare degli approvvigionamenti. Ed è proprio questa la nuova strategia di Putin una volta accantonato lo scenario della guerra lampo, la resa per sfinimento. Ma i soldati ucraini non intendono cedere, continuano a battersi per liberare la loro Nazione dall’invasore, per ridare ai propri figli un futuro migliore, un futuro libero.


Sono migliaia i volontari che si sono presentati al fronte, anche coloro che non avevano idea di come si imbracciasse un’arma, ma lo hanno imparato sul campo. Sono già numerose le perdite in termini di uomini, da entrambi i fronti. I soldati russi continuano l’invasione ma sembrano perdere lucidità davanti ad una resistenza imprevista, alcuni di loro hanno affermato, dopo essere stati catturati, di aver saputo soltanto la sera prima dell’attacco che Putin aveva intenzione di invadere l’Ucraina, di aver ricevuto comunicazione che si trattasse soltanto di un’esercitazione e che sarebbe durata pochi giorni, ma queste dichiarazioni devono essere analizzate con molta cautela, in quanto anche la situazione psicologica dei soldati russi non è semplice, anche perché l’informazione in Russia viene manipolata ad interesse del governo.


Dopo l’attacco ai quartieri residenziali di Chernihiv, all’ospedale e all’università di Kharkiv, i missili su Kyiv e su Kherson, l’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la situazione tende a peggiorare.


A Mariupol è stato pesantemente bombardato un ospedale pediatrico ed è stata colpita una moschea nella quale si rifugiavano circa 80 persone, tutti civili; è stato colpito anche il teatro, edificio storico che aveva superato quasi indenne sia la prima che la seconda Guerra Mondiale, all’interno del quale avevano trovato riparo circa un migliaio di persone, certe che i russi non avrebbero mai potuto bombardare tale edificio, e per scongiurare questo pericolo avevano anche tracciato nel parco adiacente al teatro la scritta “deti”, che significa bambini, purtroppo però non è servito a nulla: i missili lo hanno completamente distrutto, non sono ancora stati quantificati i morti, ma vi sono oltre 130 sopravvissuti. Le sirene continuano a suonare in segno di allarme anche a Leopoli, perfino in pieno giorno, mentre i carri russi sono ormai alle porte di Kyiv.


Un altro simbolo di questa tragedia è il sobborgo di Irpin, devastato dalle bombe e dai missili russi: qui ha perso la vita un giornalista americano ferito a morte con dei colpi da arma da fuoco mentre documentava la fuga dei civili insieme ad altri colleghi. I palazzi sono infatti disseminati di cecchini russi pronti a sparare su chiunque si configuri come un bersaglio. Ciò ha spinto il sindaco di Irpin a vietare l’accesso ai giornalisti, per proteggere la loro vita dagli attacchi che continuano a susseguirsi.


Intanto i bombardamenti si allargano verso la parte occidentale del paese, fino a circa 25 chilometri dal confine con la Polonia, dove i missili hanno colpito la città di Yavoriv, patrimonio dell’Unesco, nella quale si trova l’International Center for Peacekeeping and Security. Sono stati numerosi i morti, tra cui numerosi foreign fighters, in quanto a Yavoriv vi è una base di addestramento militare nella quale la Nato invia da sempre mezzi e uomini per istruire i soldati: potrebbe essere proprio questa la ragione dell’attacco, come preannunciato da Putin relativamente al fatto che le sue truppe avrebbero attaccato e distrutto qualsiasi convoglio contenente armi, Inviato da qualunque altra nazione. Non è un caso che ciò sia avvenuto in seguito alla dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden dello stanziamento di 200 milioni di dollari per la fornitura di armi anti-carro e anti-aereo e uomini a supporto di Kyiv. Ostacolando i rifornimenti renderà più difficile la resistenza degli ucraini.


Mentre le bombe continuano a cadere, le frontiere si riempiono di persone che tentano di fuggire, e per farlo passano ore in attesa al freddo per poter oltrepassare i confini alla ricerca di una speranza per riuscire a sopravvivere. Ora i russi iniziano ad attaccare anche via mare: nella notte sono stati sparati alcuni missili dalle navi dell’artiglieria russa sulle coste vicino alla città di Odessa, per “testare” la difesa costiera degli ucraini, ma non vi sono stati tentativi di approdo.


La possibilità di un attacco oltre i confini dell’Ucraina porterebbe a delle conseguenze gravissime per tutta l’Europa, ma la possibilità che Putin possa spingersi a tanto non è affatto da escludere: è ormai fuori controllo e non si cura affatto delle conseguenze delle sue azioni, il suo unico scopo è quello di opporsi alla Nato ed è disposto a tutto pur di raggiungerlo.

 
 
 

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